Nella notte del 3 maggio 6 compagni e 2 compagne sono state arrestate di fronte alla ex Latteria occupata, uno spazio vicino a Piazza Sarzano, a causa di un diverbio e dell’arroganza di una volante dei Carabinieri che quasi rischiava di investire un cane lungo lo stradone Sant’Agostino. In pochi minuti sono intervenuti Carabinieri, Polizia Municipale ed Esercito. Le accuse vanno da resistenza aggravata a lesioni a pubblico ufficiale. Oggi i compagni e le compagne sono fuori dal carcere con l’obbligo di presentarsi in Questura una volta al giorno per firmare e uno di loro ha l’obbligo di rientro notturno in casa e di non uscire dal comune, il tutto in attesa del processo. Questi i fatti.
Alcuni video girati durante l’arresto hanno fatto partire un tamtam non solo social e fatto conoscere l’accaduto. L’indignazione è prevalsa sull’indifferenza e sulla normalizzazione della repressione e molti sono scesi in piazza a manifestare sabato sotto le carceri, domenica in città e lunedì in attesa del rilascio dei compagni/e, (di)mostrando una solidarietà che da tempo non si vedeva in città. Che sia stata una provocazione volontaria e predeterminata dei CC o un’iniziativa casuale di una volante di passaggio, non cambiano gli ingredienti tipici: arroganza, idiozia, violenza e dotazione tecnica. Non cambiano il discorso pubblico e il contesto sociale in cui i fatti si inseriscono. La violenza esercitata dalle forze dell’ordine contro chi non risponde agli ordini, chi non si adegua ma si ribella, chi mette al primo posto la solidarietà piuttosto che sé stesso, o semplicemente non vuole obbedire, è necessaria al processo di cambiamento strutturale di questa città.
Il centro storico è da anni un terreno di conquista e se la sua messa a valore ruota principalmente intorno al turismo, sono invece tanti i rivoli del profitto e i dispositivi necessari ad esso. A Genova non si vende solo il pesto, il clima e l’architettura medioevale ma anche i vicoli di De André. La valorizzazione è fatta di menu turistici, crociere e Airbnb, ma ha anche bisogno di negozietti fintamente tipici sovvenzionati dal Comune, di movida, prostituzione, droga e vicoli bui, di quell’atmosfera un po’ bohemien in cui a tanti radical chic piace vivere e su cui tanti radical chic costruiscono redditi e percorsi politici; ha bisogno di studenti a cui affittare le stanze di quegli edifici non ancora adeguati al turismo, telecamere ad ogni angolo e tanta, tanta polizia. Certo l’attuale giunta ha accelerato il processo di gentrificazione e insistito sull’ordine pubblico e il degrado, ma su un percorso faticosamente iniziato da Vincenzi e Doria, con grandi eventi, incubatori di imprese e militari nelle strade.
Il controllo e la violenza delle forze dell’ordine servono a bonificare devianze e intoppi dei canali del profitto, anche di quei canali che portano cospicue briciole alla classe media locale. Lo sanno benissimo i gentrificatori di sinistra che fingono “sgomento per l’inadeguatezza delle forze dell’ordine in un territorio così complesso”, dopo aver contribuito a destrutturare il tessuto sociale, trasformando legami informali e di mutuo appoggio in reti di solidarietà istituzionalizzate a fini commerciali. La polizia locale di Garassino e Gambino si comporta così ogni giorno, ma fa notizia solo quando qualcuno, giustamente, si ribella. La violenza dello Stato nei confronti dei diseredati, degli ultimi, è sempre una costante ma in un clima di guerra dispiegato, questa non fa che diffondersi. Aggiungiamo che aumentare l’equipaggiamento tecnico degli sbirri aumenta la loro violenza e incompetenza. Perché perdere tempo in chiacchere quando possono gasarti la faccia? Perché rischiare reazioni al manganello se possono usare la pistola elettrica? Il taser non sostituisce la pistola ma il manganello, non diminuisce la pericolosità delle forze dell’ordine, ma l’aumenta.
Esistono poi altri attori che normalizzano la repressione. In primis c’è la stampa al servizio del “più copie vendute” ma anche degli affaristi politici di turno, tanto più con le elezioni europee alle porte, che trasformano un episodio di quotidiana repressione sociale prima in un’aggressione alle forze dell’ordine e poi, di fronte alla solidarietà espressa, in uno “sproporzionato uso della forza”, per recuperare le ragioni della piazza e tentare d’evitare che l’indignazione si trasformi in rabbia diffusa, evitare che la critica non si fermi all’arroganza poliziesca ma riconosca il contesto che la rende necessaria: la città come spazio da vendere, da turistificare, da gentrificare, un oggetto in mano al mercato immobiliare, in cui chi la abita – se non collabora a questo processo – diventa eccedenza umana “fastidiosa”, ostacolo da eliminare, da punire. La riqualificazione è un mix di violenza e umiliazioni: tutti i giorni ha il volto di un lavapiatti sottopagato in un ristorante per turisti, o di chi pulisce le camere d’albergo, o di qualcuno che deve abbandonare strade e case dove ha sempre vissuto per far spazio ad Airbnb. A volte è un carabiniere col taser puntato che grida: “tutti al muro”.
Tutta la nostra solidarietà, vicinanza e appoggio a chi ha deciso di non sottomettersi e di opporsi, perché solo in questo modo è possibile continuare a vivere in un mondo che in alternativa sarebbe solo la brutta copia del mondo virtuale e asettico che si sta avvicinando.
Libreria Occupata Adespotos
Assemblea contro la guerra e la repressione