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  • – Cronache Irregolari –
  • Nessun approdo alla guerra

SOLIDALI DI FRONTE ALLA REPRESSIONE

Posted on 2025/12/15 - 2025/12/15 by irregolari

Durante la mobilitazione in solidarietà alla Sumud Flottilla e contro il genocidio in Palestina la stampa genovese ha dato notizia di un’inchiesta del pm Longo per concorso in devastazione e saccheggio. Per i fatti accaduti durante la manifestazione del 5 maggio 2024 in solidarietà alle 8 persone arrestate fuori dall’ex Latteria Occupata la Procura ha chiesto 26 misure cautelari in carcere, tutte inizialmente respinte dal Gip, poi tramutate in 13 obblighi di dimora con rientro notturno e obbligo di firma, al momento sospesi dal ricorso in Cassazione.

A due giorni dagli arresti, avvenuti il 3 maggio 2024, c’è stato un corteo eterogeneo, partecipato e determinato, contro la violenza delle forze dell’ordine, esercitata in particolare in centro storico per rendere Genova – e i suoi vicoli – una vetrina per turisti, un po’ naif ma comunque ordinata, per ripulirla dal degrado, dagli indesiderati, dai poveri, da chi non si adegua, con taser, telecamere e arresti.

Quella manifestazione di solidarietà alle persone arrestate (dopo qualche giorno scarcerate con l’obbligo di firma) è oggi sotto inchiesta per le pratiche di rottura messe in atto: diverse telecamere e alcune banche danneggiate, scritte murarie – ciascuna delle quali ha avuto la propria agibilità, senza nessuna presa di distanza.

Se il tentativo di applicare il reato di concorso in devastazione e saccheggio ha già incontrato due pareri negativi in sede di valutazione delle misure cautelari, rimane comunque grave e indicativa dei tempi la scelta della tipologia di reato. Ma si tratta di una scelta che conferma l’andamento repressivo di diverse procure del bel paese. Genova non è la sola: i casi recenti di Torino e Catania testimoniano il tentativo di accusare di concorso in devastazione e saccheggio chi partecipa a manifestazioni non pacificate, che non cercano compromessi con la Questura, a volte autodifese, o che semplicemente fuoriescono dai canoni del consentito e esprimono rabbia verso il sistema politico ed economico che ci vorrebbe carne da macello o agnelli indifesi, succubi di una violenza subita ma mai restituita.

Si vuole utilizzare questo reato per pacificare le piazze, renderle innocue, creare paura diffusa nel trovarsi in contesti conflittuali e fissare il limite del consentito. L’accusa di devastazione e saccheggio – che prevede una pena da 8 a 20 anni – è l’accusa più grave contenuta nel codice penale per le manifestazioni di piazza. È un’accusa che vuole di fatto depoliticizzare le pratiche messe in campo riducendole ad un problema di ordine pubblico, individuando un gruppo specifico come principale artefice dei danneggiamenti e imbrattamenti, interpretati in modo discrezionale come funzionali a produrre terrore e paura in città – appunto devastandola e saccheggiandola. L’obiettivo di un così disinvolto utilizzo di questo reato è stigmatizzare le pratiche di rottura del quotidiano, nel tentativo di farle diventare nemmeno immaginabili, pensabili, insomma porle fuori dalla nostra cassetta degli attrezzi proprio in un periodo in cui la rabbia sociale ha ottime ragioni per esplodere, tra guerre, genocidi, riarmo e carovita. Questa la ragion di Stato.

Quanto accaduto alla manifestazione del 5 maggio 2024 è il segno della solidarietà agli arresti dei giorni precedenti, solidarietà che oggi vorrebbero colpire con l’attuale indagine. E proprio a questo tentativo noi dobbiamo opporci, esprimendo ancora solidarietà alle persone accusate di questo reato e continuando a scendere in piazza con le nostre pratiche, sapendo bene che la vera violenza la esercitano lo Stato e le sue guardie e che la violenza dell’oppresso non è mai paragonabile a quella dell’oppressore. Non solo per prospettiva politica ma anche per necessità di vita.

Libreria occupata adespotos

Assemblea contro la guerra e la repressione

Posted in Stato di poliziaTagged guerra ai proletari, solidarietà

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